DETTAGLI DIMENTICATI?

Le stagioni e le tradizioni della campagna

Ricordi dal passato

L'arrivo dell'ESTATE segna uno dei momenti più importanti dell'anno, il tempo della mietitura del raccolto. Le aie, preparate per la trebbiatura brulicano di uomini e donne pronti a dare una mano. I fasci di spighe sono ammucchiati intorno ad alti pali di legno, ovunque odore di frumento.

Fatica e sacrificio ma anche allegria e spensieratezza nell'aria.

Nelle cucine salse succulente ribollono nei pentoloni, preparate per condire maccheroncini stesi al mattarello e tagliati sottili come fili d'angelo.
Boccali di vino e acqua di sorgente rinfrescano il meritato riposo.

L'AUTUNNO, il tempo della vendemmia, tra i filari della vigna tutti intenti a raccogliere, forbici e ceste in mano, i dolci grappoli d'uva che diventeranno mosto nei tini e poi finalmente vino. Fin dalle prime ore della giornata i lavoranti sono rifocillati dalle premurose massaie con ogni genere di pietanza: baccalà e patate, tagliatelle al sugo, pollo arrosto, sarde dissalate e verdure campagnole.
A novembre la raccolta dell'oliva segna l'altro appuntamento della stagione, anch'esso faticoso ma come sempre, nel nome della condivisione, gioioso. I frutti che riempiono gli alberi sono pronti ad essere raccolti e presto trasformati nel prezioso e fondamentale ingrediente della cucina italiana: l'olio.

L'INVERNO caratterizzato da ritmi lenti, giornate sempre più corte e campagna immobile, quasi in letargo. Le stalle scaldate dagli animali diventano un luogo di ritrovo ove passare qualche ora in compagnia, gli uomini intenti ad intrecciare canestri di vimini e le donne occupate nel lavoro a maglia coi ferri.
La carne del maiale, allevato in ogni casa, nutre e ristora tutta la famiglia nei lunghi e freddi mesi invernali.

Dopo la pausa invernale, la PRIMAVERA segna il risveglio della natura con una esplosione di colori e di profumi, anche nelle cucine, dove le donne di famiglia sono sempre intente a preparare colazioni, pasti e merende a base di pane con l'olio, fava e formaggio.

Centrale è dunque il ruolo della cucina nella tradizione della campagna, una cucina semplice ma nobile, che rifocillava i contadini e diventava momento di pausa allegra spesso accompagnata da stornelli. Si accendeva il forno a legna esterno per cucinare polli, oche e papere.

Venivano serviti antipasti di cacciannanze e lonza e si iniziavano a vuotare le prime brocche di vino, aumentando l’allegria dei conviviali. Una cucina ricca e con una forte identità: maccheroni fatti in casa, carne lessa, umido, arrosti, fritti misti, coratella e dolci tipici.
Spesso dopo il pranzo si sgombrava l’aia e le note dell'organetto invitavano al saltarello, ballo prediletto dai contadini marchigiani.

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